Anche il Carnevale di Viareggio esprime il proprio cordoglio per la scomparsa di Giulio Andreotti. Bersaglio della satira graffiante dei Maestri costruttori, a lui sono stati dedicati i più bei carri allegorici in cartapesta. Dagli anni Settanta a oggi è stato il politico più caricaturato. Nonostante la fine della Prima Repubblica, è stato protagonista sui Viali a Mare anche nel 2009 quando Gionata Francesconi gli ha interamente dedicato il carro “Il potere logora chi non ce l’ha”. Sulla costruzione Andreotti, nei panni di Papa, spuntava da un mucchio di vecchie poltrone, libri e cimeli del potere, sfregandosi le mani.
Sua la frase “un politico non vale niente se non è raffigurato sui carri del Carnevale di Viareggio!”
“Con Giulio Andreotti se ne va un grande statista – dice il Presidente della Fondazione Carnevale Alessandro Santini – ed in quanto tale, per la graffiante satira del Carnevale di Viareggio, è stato l’emblema del potere politico. I nostri costruttori lo hanno raffigurato in tantissimi modi: come cuoco, ragno, gatto, lustrascarpe al Presidente degli Stati Uniti, vulcano, muro e addirittura nei panni di Eva, ai tempi del compromesso storico”.
Ecco come Simone Pierotti ha ricostruito su Versiliatoday le “apparizioni” al Carnevale dell’uomo che ha rappresentato, nel bene e nel male, il potere dell’Italia repubblicana:
Solo limitandosi ai carri di prima categoria il Divo Giulio vanta quasi trenta apparizioni ai corsi mascherati: il debutto risale al 1973, l’anno in cui il Carnevale celebrava il suo primo secolo di vita. A farlo salire per la prima volta su un carro grande fu Silvano Avanzini, tra i maghi della cartapesta che più lo hanno bersagliato: nel suo “Cento anni dopo” l’allora Primo Ministro usciva da un televisore vestito da clown giallo, con il cappello a cono, simbolo dell’Italia repubblicana contrapposta a quella che nel 1873 era ancora governata dalla monarchia.
Due anni dopo, Giovanni Lazzarini, altro straordinario alfiere della satirica politica, gli riservò un posto su “La grande fregata”, una barca che annoverava come equipaggio i principali esponenti della Democrazia Cristiana. Poi, sul finire del decennio, la presenza di Andreotti sui carri si intensifica: nel 1977 è lo chef che dà in pasto ai famelici industriali l’osso spolpato del ‘miracolo economico’ ne “La cena delle beffe” di Avanzini e il cappellaio matto in “Alice nel paese delle meraviglie” di Carlo Vannucci. L’anno successivo è l’indiscusso trionfatore: è l’improbabile Eva dell’Eden di “Peccato originale” di Avanzini e uno degli ammiragli della barca di carta di “Bontà loro” di Arnaldo Galli, le due costruzioni che vincono ex-aequo.
Sebbene gli anni Ottanta coincidano con l’ascesa al potere di Bettino Craxi, la popolarità di Andreotti tra i carristi viareggini non viene minimamente intaccata: nel 1980 Arnaldo Galli lo traveste da marionetta in “Scherzando con le lacrime agli occhi”, Vannucci addirittura da sorella Bandiera al fianco di Craxi e Berlinguer in “Fatti più in là”. E ancora: panno da stendere in “E più bianco non si può” (1982), clown in “Ti prego ridi pigliaccio” e amuleto portafortuna in “Maghi, diavoli e scaramanzie” (1984), ragno con lo scudo crociato in “L’ultimo Don Chisciotte” (1985), lustrascarpe a Ronald Reagan in “Il sogno americano” e micio dal pelo blu in “Gatta di cova” (1987) e, infine, inquilino del Parlamento trasformato in mobile in “Carnevale nel cassetto” (1989).
Il tempo passa, l’Italia viene travolta dallo scandalo Tangentopoli, eppure Andreotti non passa ancora di moda. Nel 1990 è una sorta di Amleto con tanto di teschio di Yorick nel carro “Essere o non essere?” di Roberto Alessandrini, l’anno seguente Arnaldo Galli lo raffigura come una barriera invalicabile in “Al di là del muro” e nel 1992 è il comandante della derelitta nave di “A gonfie vele verso l’Europa” di Silvano e Alessandro Avanzini.
Il 1993 è l’anno che lo vede protagonista di ben quattro costruzioni: succhia il sangue ai contribuenti in “I vampiri” di Avanzini padre e figlio, il carro vincitore della prima categoria, e poi trova posto sul vulcano di “Terremoto” di Arnaldo Galli e dei fratelli Cinquini, tra le fiamme di “Per me si va nella città dolente” di Renato Verlanti, tra i politici che sorreggono “L’insetto nocivo” di Raffaello Giunta e tra i palloni che intrattengono il Re Carnevale di “E io…mi diverto” di Paolo Lazzari.
Successivamente arrivano presenze sempre più sporadiche e marginali, da “Moby Dick” del 1994 a “Giubileo 2000″ del primo Carnevale nel nuovo secolo, da “My day, my day” del 1995 a “A Carnevale clonare vale” di tre anni dopo. L’ultima volta da attore principale di un carro è datata 2009: da pochi mesi è uscito nelle sale cinematografiche la pellicola “Il divo” di Paolo Sorrentino e a Viareggio sfila al centro della costruzione “Il potere logora chi non ce l’ha” di Gionata Francesconi, dove, nei panni di Papa nero, osserva fatti e misfatti della storia d’Italia.
In quello stesso anno, peraltro, il quotidiano Il Tirreno anticipa che il vero Andreotti, per la prima volta, ad una delle cinque sfilate sui viali a mare. L’indiscrezione non prenderà mai corpo. Il Divo Giulio se ne va, portandosi nella tomba innumerevoli segreti sul nostro paese. E senza la soddisfazione di aver ammirato, dal vivo, una delle innumerevoli caricature a lui dedicate.