Le motivazioni che hanno portato alla classifica redatta dalla commissione per i carri di prima categoria, presieduta da Piero Mori e composta da Fabrizio Cinquini, Stefano Bucciarelli, Giada Lazzarini, Adalgisa Mazza, Marcello Ciccuto, Antonella Manzione, Mauro Gliori e Sandra Viani…
1) Sortilegio di Franco Malfatti
Carro di grande effetto emotivo che coinvolge lo spettatore con musiche e coreografie sapienti. Dotato di riusciti e armonici movimenti che con grande frequenza ne cambiano l’aspetto e il significato, manifesta al contempo un azzeccato contrasto cromatico e un’efficace trovata scenica che rende ancora più spettacolare la costruzione. Ben curati anche i costumi e la colonna sonora. Fin dal primo corso ha funzionato tutto perfettamente, dal movimento circolare della torre agli sbuffi dei draghi, peraltro sapientemente modellati nella tradizione del Carnevale.
2) Pranzo di gala di Alessandro Avanzini
Realizzato con la cura e la raffinatezza che contraddistingue il costruttore, questo carro ha un forte impatto emotivo e diretto, anche se la trivialità della figura centrale e il suo supporto evocano sensazioni dissonanti. Difficile, impressionante e azzeccata la scelta cromatica della maschera principale e delle figure stilizzate che la circondano. Modellatura e rapporto con lo spazio perfetti. Le coreografie, i costumi delle maschere e la colonna sonora del carro, sono stati attentamente studiati e provati con risultati sorprendenti e conseguente coinvolgimento degli spettatori, anche se la performance non risulta costante per tutta la sfilata.
3) In nome di chi di Roberto Vannucci
Costruzione di grande impatto sia per la scelta cromatica che per le dimensioni, ma non compiutamente espressa nella necessaria valutazione singola. Mantiene comunque un effetto scenico spettacolare. Di pregevole fattura la grande maschera centrale, più ricca di quella del carro omonimo. Apprezzabile la presenza delle coreografie e delle musiche a tema. Non risulta tuttavia chiaro il messaggio di speranza e di pace tra i popoli.
4) In nome di chi di Carlo Lombardi
Come la precedente, la costruzione è di grande impatto sia per la scelta cromatica sia per le dimensioni. Trasmettono inquietudine il cavaliere senza volto e la sua grande spada. Limitato però l’uso della cartapesta.
5) Un se ne po’ più caro re pensaci tu di Massimo Breschi
Carro di tipo tradizionale anche per l’uso della cartapesta. Chiara, divertente e attuale la satira politica. I movimenti, nonostante l’inconveniente verificatosi nel primo corso, risultano armonici. Pieno di maschere (purtroppo prive di coreografia) e molto colorato, rappresenta un classico del carnevale viareggino.
6) E’ qui la festa? di Lebigre-Roger
Molto scenografico in particolare per la contaminazione dei generi artistici, questo carro è carnevalesco e di immediata comprensione. E’ comunque quasi privo di movimenti e cartapesta e lo spettacolo lo fanno i figuranti. Calzante e coinvolgente la satira.
7) Troppi grilli per la testa di Verlanti e F.lli Bonetti
Carro gradevole con notevole impiego di cartapesta. Il tema trattato è attualissimo ma non sviluppato in modo adeguato. Apprezzabile la contaminazione di tecniche e materiali tradizionali e innovativi anche se non realizzata pienamente. Manca un’attenta regia e le coreografie si identificano solo con l’assordante colonna sonora.
8) Autoritratto di Gionata Francesconi
Il carro è troppo essenziale e poco curato. Una nota positiva è che nell’autoritratto l’autore si propone gran burattinaio del carnevale, coinvolgendo anche in prima persona il pubblico.
9) Ogni scarrafone è bel a mamma soia di Alfredo Ricci
Penalizzato da eventi di varia natura. Il significato della costruzione doveva prevedere un carro molto più avvincente e graffiante. Il tema politico è affrontato con superficialità, la realizzazione del soggetto principale è approssimativa, non azzeccate le scelte cromatiche.