Pubblichiamo il resoconto del primo corso del quotidiano IL TIRRENO
VIAREGGIO. Sfilata da fare o sfilata da rinviare? Comunque la pensiate, da un punto di vista degli incassi non è andata poi così male. Perché 100mila euro di incasso ad un primo corso piovoso (dato che potrebbe essere ritoccato al rialzo quando saranno completati tutti i conteggi) non sono poi un risultato da disprezzare. Anche se rappresenta comunque il secondo peggior incasso degli ultimi cinque anni. Ben altra è invece la valutazione da un punto di vista artistico. Il maltempo ha infatti rovinato lo spettacolo, con la gran parte dei carri che ha avuto problemi legati alla pioggia e con tutte e undici le mascherate in gruppo (e una parte delle maschere isolate) che hanno deciso di non sfilare. Chi ha pagato il biglietto avrebbe tutto il diritto di protestare… Falsa partenza. I conti di Burlamacco partono dunque con il piede sbagliato. I 100mila euro entrati ieri nelle casse della Fondazione – visti in valore assoluto – non sono certo un buon traguardo. E costringono Palazzo delle Muse a guardare subito con apprensione al bilancio. Però alla luce della giornata di ieri – ha piovuto ininterrottamente da metà mattinata fino a dopo la fine del corso – il dato è meno negativo di quanto ci si potesse attendere. Importante, a questo proposito, sarà anche il dato degli incassi derivati dalla vendita dei cumulativi che sarà reso noto soltanto in settimana. Nel caso in cui non dovessero entrare in cassa almeno i 712mila euro della scorsa edizione (quest’anno è stato anche aumentato il prezzo degli abbonamenti: da 25 a 27 euro), allora le preoccupazioni sarebbero destinate inevitabilmente a crescere. Spettacolo dimezzato. Se la pioggia ha colpito duro al botteghino, ha letteralmente messo ko lo spettacolo. A parte il caso del carro dei fratelli Bonetti rimasti ai box (e di cui parliamo diffusamente nella pagina a fianco), delle dieci costruzioni sfilate sui viali almeno la metà ha presentato problemi. Alcuni anche seri. L’elefante che domina la costruzione di Lebigre, ad esempio, è rimasto immobile e il carro è vissuto quasi esclusivamente sulle coreografie dei figuranti. L’acquario di Franco Malfatti ha invece dovuto tenere a terra tutte le maschere per evitare il rischio di cadute. Dimezzati, poi, i movimenti dello squalo di Carlo Lombardi che sarebbe dovuto planare sul pubblico solcando le onde (effetto rinviato di sette giorni). Ma al di là di questi casi più clamorosi, tutti o quasi hanno avuto problemi: dall’assenza di molti figuranti che hanno preferito restarsene a casa fino ai tanti problemi agli impianti audio causati dall’umidità e dalla pioggia.
Mascherate ferme. L’assenza più vistosa è stata però quella delle mascherate di gruppo. Il rischio che la pioggia le sciupasse fin dal primo corso unito alla difficoltà nel portare i mascheroni zuppi d’acqua hanno convinto tutti e undici i mascheratisti, in accordo con la Fondazione, a non partire neppure, rinviando il debutto al secondo corso. Una decisione che poteva (e doveva) essere presa prima della partenza dalla Cittadella. Decisamente più anarchica, invece, la scelta fatta dai mascheratisti isolati. Qualcuno (la gran parte) ha deciso di sfilare comunque malgrado la pioggia. Ma c’è anche chi ha preferito non muoversi.