Icona Burlamacca caricamento
CarNeVaLaRi.it
La storia del Carnevale

La storia del Carnevale

Le origini – anni ’70 dell’Ottocento

La prima puntata del documentario di Ale Dpl ci porta dalla nascita del carnevale del 1873, con la sfilata delle carrozze in via Regia, ai celebri carri degli amici-nemici Pardini e D’Arliano negli anni ‘20. Buona Visione

Decisamente antiche sono le radici del Carnevale di Viareggio: radici che affondano nel terreno della storia, ma anche in quello della leggenda.
All’indomani dell’Unità nazionale, mentre tutta la neonata Italia si dava ai festeggiamenti, a Viareggio si decise di iniziare a festeggiare qualcos’altro: nasce in questi anni una tradizione, che sarà destinata a restare nel sangue dei viareggini per moltissimo tempo.1
La nostra data chiave è il 1873. Prima di quell’anno, venivano svolti veglioni all’interno del Teatro Pacini e del Regio Casinò: si trattava di feste d’élite, dove giovani facoltosi, provenienti da famiglie “per bene” e ben disposte allo sperpero, passavano le loro notti a giocare d’azzardo, festeggiare e, per l’appunto, a “fare casino”.2
Già dai tempi del Ducato di Lucca il Governo regalava al popolo la giornata di Martedì Grasso, quando era permesso a «padroni e servi a banchettare insieme». In quegli anni, i Viareggini erano soliti designare come governatore della città una figura soprannominata provocatoriamente Puppino, in contrapposizione ai “pupponi” dell’amministrazione locale.

Viareggio è sempre stata terra di marinai, di maestri d’ascia e calafati, di sabbie e torbiere, del porto: i pochi viareggini di fatto che potevano partecipare agli antichi veglioni erano i frequentatori dell’ippodromo, che sorgeva nell’attuale zona di Piazza d’Azeglio, ovvero gli unici che potevano permettersi carrozze.
Proprio tali mezzi di trasporto furono gli avi degli attuali carri di cartapesta.
Non sorprende, quindi, che il primo Carnevale viareggino sia stato una sfilata di carrozze ricoperte di fiori, svoltasi lungo la Via Regia, la prima strada attorno alla quale sorse la città, che è proprio dal nome di questa strada che deriva “Viareggio”.
Secondo alcuni, la tradizione del girare con carrozze il giorno di Carnevale potrebbe essere stata «a imitazione di quanto viene fatto a Lucca, con un corso di carrozze agghindate con fiori e festoni e a bordo gente mascherata che fra canti e lazzi lancia confetti alla folla assiepata lungo la Via Regia», come sostiene Francesco Bergamini in Le mille e una notizia.

In realtà è dall’anno successivo, ovvero dal 1874, che il Carnevale diventa ufficiale, ma non prima di aver chiesto i permessi al Comune, condizionati dall’accertamento di requisiti minimi di sicurezza dei locali indicati, sia pubblici che privati, sia per i corsi mascherati, sia per i veglioni.3

Vale la pena riportare la narrazione leggendaria attorno alla nascita dei Corsi Mascherati a Viareggio, apparsa per la prima volta su “Viareggio in Maschera” del 1928:

«La sera del lunedì, penultimo giorno del carnevale (del 1873 n.d.r.), una brigata di giovani […] radunata secondo le costumanze del tempo nelle sale del R.Casino, commentava sfavorevolmente il fatto che i viareggini dovessero recarsi a Lucca o a Pisa se volevano assistere ad un corso mascherato:“Perché non facciamo il corso a Viareggio?” propose uno.“E domani stesso?” Incalzò un altro.

La proposta lanciata per scherzo, applaudita dalla radunanza, si tradusse in fatto il giorno dopo (25 febbraio 1873 n.d.r.). E la via Regia (il corso della Viareggio d’allora) vide sfilare dopo le 14 un pazzo corteo di carrozze da piazza, bardate di festoni e di fiori, con le più goffe maschere a cassetta, che, ancora sprovviste delle armi ufficiali del Carnevale – coriandoli, stelle filanti, ecc. – si contentavano di riempire la strada di canti e di grida, con spreco di arguzie e di spirito alimentato abbondantemente dal generoso vino toscano».

I confetti, che venivano lanciati giù dalle carrozze, furono i predecessori dei coriandoli e delle stelle filanti.
Inoltre, nello stesso anno la neonata Società del Carnevale organizza feste da ballo nella sala del Teatro Pacini.

Il 17 febbraio 1874 è il giorno del primo Carnevale ufficiale, che si aprì con un evento a dir poco curioso: la Società del Carnevale chiese l’autorizzazione del sindaco per poter bruciare, in Piazza Vittorio Emanuele, una statua di Re Carnevale piena di polvere pirica.
Quel Martedì Grasso Viareggio si riempie per la prima volta di maschere.
I buoni viareggini di allora non si fecero mancare la satira politica, in questo caso rivolta verso Alfonso Piatti, un agente di tasse di Camaiore. Infatti, a fianco della parata, venne organizzato un concorso a premi per maschere, la cui giuria decise di premiare proprio quella maschera satirica.
Alfonso, non gradendo, si rivolse al Prefetto di Lucca, che a sua volta chiese subito spiegazioni al sindaco di Viareggio, minacciando una denuncia. Il sindaco riuscì in quell’occasione a sfangarla, etichettando le lamentele dell’agente di tasse come una sua mania di persecuzione.

Per restare in tema satira, nel 1875 il mirino fu puntato verso l’amministrazione comunale: il 7 febbraio, nel Teatro Pacini, fece irruzione un gruppo di viareggini con il volto coperto da maschere per polemizzare con la giunta: una testa di zucca indicava il sindaco, una d’asino l’assessore alla pubblica istruzione e così via. Come andò a finire? Secondo alcune fonti, gli autori della protesta vennero identificati e denunciati alle istituzioni.

Nel 1877 i corsi mascherati diventano due, ma l’anno successivo il Carnevale si fermerà per lutto dopo la morte del re Vittorio Emanuele II.

I primi carri – anni ’80 dell’Ottocento

Nel 1882 comparvero alcune mascherate ad affiancare le carrozze e l’anno successivo fecero la loro prima apparizione i primissimi carri allegorici, costruiti però senza cartapesta!
Gli antenati dei nostri carri erano, infatti, di dimensioni ridotte, in ferro e legno, costruiti da maestri d’ascia, calafati e artigiani: dopo dieci anni, il Carnevale divenne festa di viareggini per viareggini, un vero e proprio fenomeno di massa.
Il primo carro allegorico (ripetiamo, non in cartapesta) è intitolato “I quattro mori”, un riferimento al monumento simbolo della città di Livorno.
Nel frattempo, Viareggio vive i suoi anni d’oro per il turismo balneare e il lavoro cantieristico, che è stato alla base dell’evoluzione dei carri viareggini, che sono veri e propri capolavori artistici, ma anche ingegneristici. Infatti, i maestri d’ascia e i calafati si occupavano di realizzare le strutture per i carri di Carnevale.

A cavallo del secolo, la sfilata si sposta dalla Via Regia al Lungomare, dove a fare da sfondo al Carnevale furono le costruzioni degli stabilimenti balneari, degli chalet e dei negozi: il corso del Carnevale 1905 sfilò per primo interamente sui Viali a mare, dove però era già comparso quello del 1901. Sarà proprio questa nuova location a dare una spinta di grandezza alla manifestazione.4

Carnevale come istituzione – i primi anni ‘20 del Novecento

Nel 1910, per la prima volta, il Comune di Viareggio partecipa al finanziamento della manifestazione, entusiasta dei risultati ottenuti durante la stagione invernale dalla città, destinata a non vivere solo più d’estate.
Scoppia la Prima Guerra Mondiale e il Carnevale è costretto ad interrompersi per ben cinque anni: le sfilate riprenderanno nel 1921. Tuttavia, questa non fu la prima pausa: dopo la morte di Vittorio Emanuele II, nel 1878, la manifestazione si fermò per lutto, così come in occasione della Guerra in Libia nel 1912.

testo coppa

L’edizione del 1921, quindi, fu molto importante, non solo per la ripresa dei festeggiamenti, ma anche perché la manifestazione, per la prima volta, ebbe un suo inno ufficiale.
La storia, tinta di leggenda, tramanda che inizialmente la composizione dell’inno fu richiesta al maestro Giacomo Puccini, frequentatore di terre versiliesi. Dal canto suo, Giacomo suggerì di rivolgersi al suo collaboratore Icilio Sadun, all’epoca direttore d’orchestra del famoso locale Maxim di Parigi, che, con in mano il testo di una poesia di Lelio Maffei, diede vita a Carnevale a Viareggio, meglio noto come “Su la coppa di champagne”.


La canzone però verrà dichiarata inno ufficiale del Carnevale di Viareggio solamente dal 1971.
Dal 1921 la musica si presenta anche sui carri allegorici: il carro dal nome “Le nozze di Tonin di Burio” ospitò una banda che intonò l’omonima canzone, diventata celeberrima.

A proposito di Icilio Sadun, nel 1922 compose la celebre Maschereide: una canzone che inneggia alla gioia, ma allo stesso tempo critica quanti disprezzano l’uso delle maschere. Per evitare eventuali critiche e la censura, il maestro Sadun ne elaborò una versione più disimpegnata, dal titolo “Beoneide”, destinata ad avere assai meno successo.

Il 1921 è anche l’anno della prima pubblicazione di quella che diventerà la rivista ufficiale del Carnevale di Viareggio: Viareggio in maschera.5 Nello stesso anno, vengono introdotte le orchestre sui carri e viene istituito un galà di ballo notturno al Piazzone (Piazza Cavour). Nel frattempo, nel Caffè del Casinò aveva trovato sede il Club dei Lavoratori: ritrovo di intellettuali, imprenditori, balneari, commercianti e impiegati. Dal Club nacque il Comitato permanente dei Festeggiamenti di Carnevale, che riuscì ad ottenere un contributo anche dal Comune.
Insomma, il 1921 è stato un anno fortunato, ma anche gli anni successivi non furono da meno: infatti, qualche anno dopo, fu introdotta la cartapesta come materiale di costruzione dei carri allegorici.

Nel 1923 i carri iniziano a muoversi, con la comparsa sul Viale a mare del Pierrot di Umberto Giampieri, che muoveva testa e occhi. In questi stessi anni, i carristi impararono l’utilizzo della carta a calco, detta “cartapesta”, invenzione forestiera, ma che in mano ai nostri carristi dà vita ancora oggi a opere artistiche di notevole valore e originalità.

Nel 1925 venne deciso di istituire una Lotteria per finanziare i corsi mascherati, ormai diventati celebri oltre gli orizzonti viareggini, e in quello stesso anno comparve anche il primo manifesto del Carnevale di Viareggio, firmato Guglielmo Lippi.
Alcuni ritengono che il primo manifesto risale al 1926 e porti la firma di Lucio Venna: in realtà, quest’ultimo non riporta alcuna scritta relativa al Carnevale, benché sia comparso sulla rivista ufficiale.6
In ogni caso ci è pervenuta una lettera dell’allora sindaco Leonzi, in cui Guglielmo Lippi viene pregato «…di presentarsi per gli ulteriori accordi specialmente per quanto si riferisce alla dicitura da apporre sul manifesto.»
Ciononostante, il manifesto raffigura un giovane in frac e tuba rossi, forse intento a festeggiare durante un rione, che balla su uno sfondo di vele rosse e gialle, stagliate contro il cielo, ricordando il legame tra il Carnevale con la città di Viareggio, nonché quello con il mondo della marineria.

Sempre nel 1925, le manifestazioni carnevalesche vengono aperte da una sfilata di imbarcazioni lungo il canale Burlamacca, come a rimarcare la matrice marinaresca del nostro Carnevale. Nel frattempo, infatti, a seguito della crisi economica post-bellica e dell’avvento delle innovazioni in ambito marinaresco, numerosi furono gli operai che, trovandosi senza lavoro, decisero di dedicarsi quasi esclusivamente alla costruzione dei carri allegorici.
Questi ultimi, in questi anni, richiesero grandi sforzi di costruzione: il peso che la struttura doveva reggere si aggirava attorno alle 15 tonnellate, comprese una sessantina tra figuranti e addetti ai movimenti. Il carro, trainato dai buoi, veniva a costare circa quindicimila lire e si stima che durante un corso venissero consumati tra le 20 e le 30 mila stelle filanti, ma anche due quintali di vino.7

La seconda puntata del documentario di Ale Dpl ci porta dal Carnevale del 1926, all’alba della guerra d’Abissinia del 1936. Periodo questo sempre caratterizzato dal dualismo Pardini-D’Arliano.

Molto particolari furono i veglioni di colore, inaugurati dal 1925.
Nel 1926 si assiste alla prima emissione di etichette erinnofile e chiudilettera con l’immagine del manifesto di Carnevale scelto per quell’anno.2

Nonostante il grande successo, anche il Carnevale di Viareggio ha dovuto fare i conti con le imposizioni del regime fascista: in particolare, i bozzetti vennero messi al vaglio di una commissione giudicante e delle autorità di pubblica sicurezza.
Un celebre episodio di censura si verificò nel 1939 ai danni del giovane Arnaldo Galli, che per la sua opera aveva deciso di ispirarsi al film Un giorno alle corse dei fratelli Marx: erano state imposte in Italia le leggi razziali, pertanto era impensabile celebrare un’opera con attori di origini ebraiche.8

Infine, in questi anni vengono recintati i Viali a mare, introducendo per la prima volta l’ingresso a pagamento.

La nascita di Burlamacco – anni ’30 del Novecento

Nel 1931, dalla mano artistica di Uberto Bonetti, nasce Burlamacco, per il quale il pittore futurista si ispirò alle altre maschere d’Italia, diffuse per mezzo della commedia dell’arte a partire dal XVI secolo.
Infatti, Burlamacco deve il suo cappello rosso a Rugantino, il lungo mantello nero a Balanzone, la gorgiera a Capitan Spaventa, il pon-pon bianco al Pierrot; e infine, il suo costume a scacchi bianchi e rossi è ispirato a quello di Arlecchino.
Quale nome dare a questa maschera? “Burlamacco”: unione tra “Burlamacca”, il canale della città, e Buffalmacco, soprannome di un personaggio presente nelle commedie di Boccaccio e di Sacchetti.

A partire dal 1931 i Veglioni di colore vengono sostituiti dai Veglioni del fiore e il locale che ebbe grande successo fu Da Poldo in Passeggiata. Nel 1932 il Margherita lanciò i Veglioni in costume: il tema di quell’anno fu “Ballo incipriato del Settecento”. Sempre al Margherita, nel 1933 il Nucleo Universitario Fascista iniziò la serie delle “Notti Goliardiche” all’Imperiale. Nel 1935, nella stessa location, fu inaugurata una collana di Veglioni intitolata “Della felicità”, interrotta dall’assenza di feste del Carnevale nel 1936 a causa della guerra in Etiopia. Tuttavia, ripresero i Veglioni di colore già dall’anno successivo.2

Inoltre, nel 1933 le Poste dedicano un annullo a timbro al Carnevale e da allora, fino al 1940, questi annulli a timbro con le date dei corsi mascherati saranno utilizzati dagli uffici postali.

Risorgi ancor più bella – anni ’40 del Novecento

Ale Dpl ci racconta il Carnevale dopo l’anno di fermo dovuto alla guerra in Abissinia. Il Carnevale torna sui viali, ma qualche anno più tardi però la Seconda guerra mondiale ferma nuovamente Burlamacco per altri 5 lunghi anni. Dopo questi anni infernali, il Carnevale risorge ancor più bello.

“Risorgi ancor più bella viareggina…” Così recita la canzone ufficiale del Carnevale 1946 proprio perché, dopo l’esperienza del Ventennio fascista e a seguito delle brutalità della Seconda Guerra Mondiale, a Viareggio c’è voglia di risorgere.
I carri di Carnevale ora sono realizzati sotto le logge del Mercato e in altri angoli della città, per ovviare al problema della distruzione delle attrezzature utilizzate negli anni precedenti al conflitto mondiale.
La rinascita del Carnevale di Viareggio si deve anche (e soprattutto) ad Antonio D’Arliano e ad Alfredo Pardini: i due carristi danno vita a una sfrenata competizione per il primo posto in classifica, dividendo in due parti la folla di carnevalari viareggini.
I carri furono costruiti ovunque fosse possibile trovare spazio: sotto i portici del Piazzone; fra le macerie delle case e le rovine degli stabilimenti balneari; fra i muri dell’ex Casa del Fascio; fra i resti di un edificio vicino alla stazione.
Nello stesso 1946, i due carristi arrivarono ex aequo al primo posto: il D’Arliano, insieme a Francesco Francesconi, presentò “Serenata al chiaro di luna”; mentre i due Pardini, Alfredo e Michele, con Ademaro Musetti, presentarono “Bando alla tristezza, evviva l’allegria”.
L’anno precedente, il Comitato di Liberazione Nazionale costituì l’Ente “Pro Viareggio” che si occupò del rilancio dei corsi mascherati. Nel frattempo, i carnevalari di tutta Viareggio si riunivano al ristorante Tito Schipa in via Foscolo.
Il Carnevale del 1946 fu gratuito, mentre dal 1947 venne ripristinato il biglietto d’ingresso a pagamento

Inoltre, nel 1948 viene istituita la Coppa Carnevale: inizialmente concepito come trofeo calcistico cittadino, sarà destinato a diventare il più importante torneo internazionale di calcio giovanile.
Ogni anno, alla Coppa Carnevale prendono parte le squadre giovanili dei club italiani e mondiali più prestigiosi.

Nello stesso anno, Alfredo Morescalchi realizzò il primo complesso mascherato d’apertura, creando un Re Carnevale che aprirà la pista a tutta una serie di interpretazioni negli anni successivi. Intanto, al Politeama, Egisto Malfatti inaugura la tradizione della Festa della Canzonetta, uno spettacolo inedito di musica e recitazione.

Anni di novità – anni ‘50 del Novecento

In questa puntata il documentario di Ale Dpl racconta i carri che crescono ancor di più, grazie al loro trasferimento in degli appositi capannoni in legno in Via Cairoli. Entrano in gioco dei personaggi promettenti come S.Baroni, C.Vannucci, S.Avanzini e A.Galli. Grande novità anche l’arrivo dei trattori e i corsi a tema del 1953.

Gli anni ‘50 sono anni segnati da alcune importanti novità nell’organizzazione del nostro Carnevale.
Dal 1953 i moderni trattori, utilizzati ancora oggi, sostituirono gli antichi buoi nella mobilitazione dei carri allegorici.
In questo stesso anno, l’organizzazione dei veglioni ufficiali del Comitato fu assunta dalla Capannina di Franceschi, che la mantenne fino al 1955, quando il nuovo organizzatore, Sergio Bernardini, trasferì i veglioni al Continental (ex Explanade), dove fu indetto il Veglione del Cinema con la presenza di Sofia Loren, eletta “Regina del Cinema e del Carnevale”, titolo che l’anno successivo spetterà a Gina Lollobrigida.2

Nel 1954 iniziò un’altra consuetudine che è rimasta tale fino ad oggi: la neonata tv di Stato, la Rai, decide di fare la sua prima diretta in esterna proprio al corso mascherato del Carnevale di Viareggio. Questo episodio segna l’inizio della diffusione della nostra manifestazione in tutta Italia, grazie alla regia di Giovanni Coccorese e il commento di Bruno Ambrosi.
Nello stesso anno debuttò la Libecciata, banda ufficiale del baccanale viareggino, formata da una ciurma di musicisti guidati dalla majorette Maria Grazia Billi.
Poi, nel 1955, su iniziativa del Cav. Augusto Mallegni, nacque il concorso letterario “Racconti di Carnevale”.

Il Carnevale Viareggino diventa sempre più famoso, arriva anche la tv a riprendere in diretta le sfilate dei carri, dal 1958 ogni 2° corso mascherato sarà trasmesso in Eurovisione. In questi anni nasce la mitica banda della Libecciata.
Un’edizione particolare fu quella del 1959, l’anno del Carnevale Antologico, dove i carristi reinterpretarono carri del passato. Il Carnevale aveva raggiuto ormai una fama mondiale che però rischia il tracollo con un colossale rogo dei capannoni in Via Cairoli che distrusse i capannoni. Ma il Carnevale risorse dalle sue ceneri come l’araba fenice ripresentandosi puntuale sui viali.

Gli anni Cinquanta sono segnati anche da alcuni episodi di posticipazione dei corsi mascherati: nel 1956, causa maltempo, vengono fatti due corsi mascherati speciali il lunedì di Pasquetta e la domenica successiva; mentre nel 1958, viene fatta la chiusura del Carnevale in Quaresima a causa del troppo freddo. La Chiesa protesterà, ma si dovrà far ricorso a questo espediente anche nel 2013, seppur per motivi differenti. Nel 1958 il Carnevale andò anche in Eurovisione.

L’incendio e il Carnevale in notturna – anni ‘60 del Novecento

Il 1960 è un anno purtroppo ben noto ai viareggini: in una notte di giugno un incendio divampò negli hangar di via Machiavelli, adibiti alla costruzione delle opere in cartapesta. Della vecchia fabbrica del Carnevale rimasero solo ceneri e l’edizione del Carnevale 1961 rischiò di saltare.
Tuttavia, Viareggio risorge ancora una volta e prontamente vengono allestiti nuovi, e più grandi, hangar nel quartiere Marco Polo, sulla via Aurelia, a costeggiare la ferrovia. È la salvezza per il Carnevale 1961, che è anche il primo Carnevale che vede sventolare la bandiera Burlamacca sul pennone in Piazza Mazzini.

In questi anni si fece strada una contrapposizione interpretativa identificabile in due filoni: il romantico e il verista. Nel primo filone si inseriscono i sostenitori delle allegorie favolistiche e di evasione, innamorate dell’estetica e del colore; nel secondo, i sostenitori dei messaggi politici, di denuncia e pronti alla satira. I rappresentanti del favolistico, della semplicità e dell’effimero furono Sergio Baroni e Arnaldo Galli; mentre, gli interpreti delle inquietudini della politica, con tutta la provocazione possibile, furono Silvano Avanzini e Giovanni Lazzarini.

Gli anni Sessanta sono il boom della satira politica per Viareggio, dopo il periodo definito “qualunquismo allegorico”, iniziato nel 1946 e durante il quale il Comitato aveva imposto ai carristi di escludere la satira politica, religiosa e militare.
In questo clima, nel 1961, la Rai riservò riprese e commenti sbrigativi nei confronti di alcune costruzioni ritenute “scomode”: è il caso di Mercato comune di Arnaldo Galli, che vincerà comunque il primo premio.
Così inizia l’era del vincente Arnaldo Galli, che con ben diciannove premi rimane tutt’oggi imbattuto.

Nel 1962 il Comitato programmò i veglioni ufficiali nel Galeone Santa Monica: quell’antico barcone dall’aspetto piratesco ancorato all’interno del porto, lungo il molo di levante.2

Accade nel 1963 un episodio senza precedenti: il sequestro della mascherata di gruppo Porcherie d’oggi di Giovanni Lazzarini, meglio noto come Menghino.
L’opera raffigurava chierichetti, con sembianze di maiali, mentre celebravano un funerale a un cavallo: il commissariato di polizia denunciò il carrista per vilipendio alla religione cattolica.
Menghino venne assolto in primo grado, poi condannato a un mese di reclusione e alle spese processuali.
A seguito di questo episodio, comparve la censura preventiva: le costruzioni scomode vennero bocciate già dal bozzetto, ancora prima di diventare cartapesta.8

Il 1964 è l’anno del “Carnevale nel mondo” coi carri abbinati a numerose città famose; in questi anni si vede la dominanza di due carristi, Arnaldo Galli e Sergio Baroni, che si contendono sempre il primo e secondo posto mentre in altre costruzioni inizia a farsi sentire la corrente comunista di Mao Tze Sung.

Tornando ai veglioni, furono accolti, nel 1964, dal Club Nautico. Negli anni Sessanta, oltre ai veglioni ufficiali, ne furono programmati molti a carattere popolare: Croce Verde, Federazione del Pci, Eden, Maestoso. Numerosi furono anche quelli locali non viareggini: fra tutti il Gancino-Rendez-vous di Stiava, la Burrola, il Carillon, etc.2

Dopo l’esperimento del 1953, anche nel 1964 si tenne il Carnevale a soggetto: i carri di quell’anno celebrarono le città d’Europa e d’America che hanno tradizione carnevalesche.

Nel 1966 venne presentato per la prima volta il Carnevale in notturna e l’anno successivo, in corrispondenza del Martedì Grasso, data del corso di chiusura, si tenne uno spettacolo pirotecnico in coda ai verdetti della giuria e alle classifiche di carri e mascherate, aprendo una consuetudine che durerà ancora oggi.

Il centenario e i rioni – anni 70’ del Novecento

Il secolo di vita del Carnevale di Viareggio è segnato da un carro allegorico in particolare: Guerra e pace, noto ai viareggini come “la Bomba”, ancora una volta di Arnaldo Galli. Fu una costruzione fuori concorso, ma passata alla storia per la sua modernità e innovazione: al centro del carro si apriva un obice che faceva uscire cinque cerchi, simbolo delle Olimpiadi, al cui interno ruotavano altrettanti pagliacci.
Vale la pena segnalare il mitico vincitore della centesima edizione: Sergio Baroni, con Viareggio in vista, raffigurante un’enorme nave tappezzata di maschere.

Negli anni ‘70 si animarono anche le feste rionali, ovvero feste in maschera in notturna ospitate dai vari rioni della città. In concomitanza con l’aumento delle feste rionali si verifica una crisi nella programmazione dei veglioni.2
È la Darsena a dare il via alla tradizione che continuerà nel corso degli anni, come i veri viareggini sanno, coinvolgendo anche il Marco Polo, Torre del Lago e il “Rione Croce Verde” lungo Corso Garibaldi.
Il 20 febbraio 1971, alla vigilia del terzo corso mascherato, la Darsena organizzò una festa con tanto di barche illuminate, bande lungo la via Coppino e una padellata di pesce a distribuzione gratuita.
Il titolo del primo rione? “Carnevale a Rio…ne”.

Al contrario delle feste rionali, il Carnevale gratis degli anni 1976, 1977 e 1978 non fu un esperimento riuscito. L’idea di togliere i cancelli agli ingressi e rendere la manifestazione gratuita e fruibile per tutti, inizialmente piacque, ma solo prima del bilancio del 1979, che da solo convinse l’organizzazione a tornare sui suoi passi. Nel 1977 viene presentato alla città il progetto per una “Cittadella” dedicata al Carnevale.
Nel 1979, il Carnevale celebrò l’anno del fanciullo decretato dall’ONU, con la presenza di Sandra Mondaini, nei panni di Sbirulino, e di Raimondo Vianello, durante il veglione per ragazzi di quell’anno.2

Questi sono anche gli anni delle censure della Rai nei confronti dei carri ritenuti politicamente scomodi: Arriva Mao (1970) della coppia Lazzari-Lazzarini rischiò la denuncia per vilipendio; nel 1972, la diretta Rai non trasmise alcune interviste e trascurò Avanti popolo di Giovanni Lazzarini e Lotta all’inquinamento di Silvano Avanzini; nel 1974, sempre Silvano Avanzini fu costretto a rimuovere alcune allusioni ai fascisti dal suo carro, rappresentante una chioccia, con il volto di Amintore Fanfani, e i suoi pulcini, con fez e stivali.
Per non parlare dell’inchiesta milanese che definì Viareggio come capitale dei vizi e del sesso facile.
Insomma, negli anni ‘70 il Carnevale e la città sono alla ribalta del giornalismo nazionale, non sempre per buona fama.

La Lotteria e la Canzonetta dei rioni – anni ‘80 del Novecento

La Lotteria del Carnevale si dimostrò fondamentale per rimpinguare le casse di Burlamacco: a ciascun carro di prima categoria venne abbinato un biglietto della lotteria, portando una maggiore attenzione, anche a livello nazionale e non solo locale, alle classifiche finali.

Nel 1980 la nuova presidenza del Comitato diede vita alla Canzonetta dei Rioni, vinta quell’anno da Anselmo Pulga con “Ride Viareggio”.
Negli anni seguenti, le canzoni vengono accompagnate da spettacoli comici e, nonostante la competizione cambiò spesso nome negli anni, il succo rimase lo stesso: eleggere una canzone ufficiale per il Carnevale. Nel 1981 vinse Gualtiero Lami con Avanti le maschere e nello stesso anno nacque anche la Compagnia Burlamacco 81. Nel 1982 lo spettacolo prese il nome di ‘Una canzone per il Carnevale’ e a vincere è la celeberrima Da Viareggio con Amore di Egisto Malfatti. Nel 1983 vince ancora una volta Gualtiero Lami con Che grande idea e l’anno successivo conquista il primo premio Risate di Carnevale di Pierino Ghilarducci.
Nel 1985 lo spettacolo cambia ancora nome, diventando ‘Festival della Canzone Ufficiale’, vinto da Sua maestà Carnevale di Marino Peruzzi. L’ultimo anno nel quale la canzone vincitrice divenne anche canzone ufficiale è il 1986: Viareggio amore mio di Egisto Malfatti. L’anno successivo si tornò alla canzone su commissione e venne scelto Filibello con Viareggio Hippy hippy urrah. Invece, Aldo Valleroni comporrà la canzone ufficiale del 1988: Correte alla festa.
Fece scalpore la canzone vincitrice dell’anno successivo: Genoveffa di Pino D’Angiò, canzone ufficiale del Carnevale 1989, che a molti viareggini risulta ancora oggi come un affronto al Carnevale e alla sua tradizione canora.
Per rimediare al fiasco, l’anno dopo fu scelta Vieni con me di Stefano Greci.

Nel 1982 venne abolita la sfilata di Martedì grasso e l’ultimo corso mascherato fu programmato in Quaresima.

Un simpatico esperimento, dimostrato fallimentare tanto quanto il Carnevale gratis, è quello del Treno delle Masche, tenutosi nel 1988: un convoglio di circa quattrocento figuranti partì dalla sede della Fondazione dei Carnevali d’Europa di Bruxelles, per arrivare a Viareggio attraversando le città più importanti dell’Unione.
Nello stesso anno, il Carnevale trovò nella coppia francese Gilbert Lebigre – Corinne Roger i suoi primi vincitori stranieri, primi classificati con Madonna Ciccone, un successo da leone, opera dedicata alla cantante statunitense di origine italiane.

Dagli anni Ottanta anche la satira si ammorbidisce: vennero bocciati i carri Il sol dell’avvenire e Il sogno americano di Silvano Avanzini e Che avete fatto? di Arnaldo Galli.
Lacrime di coccodrillo di Roberto Alessandrini (1992) è il primo carro allegorico a venire censurato sulla rivista ufficiale.8 Si deve allo stesso artista anche Bomba su bomba (1997) e le polemiche che ne seguirono.

Nel 1987 nasce la Fondazione Carnevale, che eredita l’organizzazione della manifestazione del precedente Comitato, nato negli anni Venti. Nello stesso anno si tiene anche la prima edizione del Premio Carnevalotto: ogni anno, un artista di fama realizza un’opera d’arte figurativa ispirata al Carnevale di Viareggio, da assegnare simbolicamente al carrista vincitore. Questa iniziativa fa sì che il Carnevale inizi ad avere una propria collezione d’arte.

L’anno dopo, arriva a Viareggio il Treno europeo delle maschere, dopo aver viaggiato per tutta Europa: un evento che avrà solo due edizioni. Nello stesso anno, la Rai 1 dedica al Carnevale uno show di sabato sera.

Nel 1989 debutta Maschereide, la banda ufficiale della Fondazione Carnevale. La stessa Fondazione, nel frattempo, acquista terreni in quella zona che sarà destinata ad ospitare la Cittadella.

Il Carnevale ai Mondiali e la satira d’Europa – prima metà degli anni ‘90 del Novecento

I carristi viareggini si occuparono della scenografia per la cerimonia di inaugurazione dei Mondiali di Calcio 1990 in Italia: venticinque fiori di cartapesta si aprirono sul manto erboso di San Siro, lasciando volare una miriade di palloncini.
Nel frattempo, gli artisti della cartapesta vennero ingaggiati anche per altri lavori, commissionati da tutto il mondo: Alfredo Morescalchi realizzò mascheroni per il Carnevale di Detroit, mentre il regista Federico Fellini contattò Silvano Avanzini e Arnaldo Galli per la costruzione di una gigantesca polena per Casanova e una figura di Anita Ekberg per una scena di Boccaccio ‘70.
Arnaldo Galli realizzò anche alcuni mascheroni per il film I vitelloni con Alberto Sordi, sempre sotto la regia di Fellini; mentre Beppe Domenici costruì una iguana gigante per la Filmar e il duo Francesconi-Barsella si occupò di una mostra a Torino.

Il 1990 è l’anno del celeberrimo Non si può fermare il tempo di Arnaldo Galli: un cigno tenta disperatamente di uscire da una coltre di fango, mentre sul retro una mano tiene stretto un grande orologio. Il tutto reso più suggestivo dalla canzone Time dei Pink Floyd, utilizzata come colonna sonora.
Indimenticabile è l’episodio della “cena delle beffe”, ambientata nel ristorante (inesistente) “Le sposine” di via Coppino in Darsena, dove una delegazione di Bastia è vittima di uno scherzo da parte di alcuni professori viareggini, che si improvvisano cuochi e camerieri in una cena realizzata in pieno spirito carnevalesco.

Il Carnevale del 1991 rischiò l’annullamento a causa dello scoppio della guerra del Golfo. In realtà il Carnevale si terrà più o meno regolarmente, a parte una modifica al programma a causa del maltempo e la cancellazione del secondo corso per una nevicata improvvisa, dopo la quale venne aggiunta una sfilata straordinaria in Quaresima.

Nel 1992, il Viale a mare si riempie di costruzioni e mascherate dedicate alla neonata Comunità Europea. Sopra tutti vince la prima categoria Attenti al lupo di Carlo ed Enrico Vannucci.
Questo è anche l’anno delle grandi polemiche. Infatti, il Carnevale si aprì con la notizia che non ci sarebbero stati i rioni per motivi economici e per una diatriba con la Fondazione Carnevale.
Ciliegina sulla torta, durante il corso di chiusura scoppiò una rissa di fronte al carro di Alessandro e Silvano Avanzini, terzo classificato, che bloccò la carovana delle costruzioni in Piazza Mazzini, dopo una fuga di notizie sui verdetti.
Inoltre, per la seconda categoria tutte e sei le costruzioni furono ritenute non giudicabili e vennero relegate ex aequo in ultima posizione.
In tutta risposta, i carristi misero in atto un’occupazione della sede della Fondazione e organizzarono un sit-in in Passeggiata, che si concluse con il cambio del vertice della Fondazione qualche mese dopo.
Nel frattempo, riscosse grande successo il Villaggio del Carnevale, allestito negli hangar del Marco Polo tra luglio e agosto.

Nel 1993 la Fondazione Carnevale venne commissariata e avrà alcuni problemi anche negli anni successivi.

Il “Carnevale ai bagni” e la Cittadella – seconda metà degli anni ‘90 del Novecento

Nel 1990 la programmazione dei veglioni, ufficiali e non, non fu inserita nel calendario del Carnevale. Lo stesso accadde per l’anno seguente.2
Nel 1996, per tre serate d’agosto, le costruzioni allegoriche si presentarono al primo Carnevale estivo della storia di Viareggio: la location è la Nuova Darsena, nei pressi del “faro bianco”, dove vennero collocati i carri in fila uno dietro l’altro e i visitatori avevano la possibilità di muoversi liberamente attorno a loro.
Per arrivare in Darsena, i carri viaggiarono per ben dodici ore di notte nel cuore di Viareggio.
Ne valse la pena, perché i visitatori ballarono fino all’alba in piazza. Tuttavia, alla vigilia dell’ultimo giorno, un acquazzone si abbatté su tutta la costa versiliese, impedendo la serata di chiusura dell’evento. Ciononostante, il Carnevale estivo del 1996 permise di risanare alcuni problemi di bilancio della Fondazione.

Nel 1998 venne sperimentata l’inversione del senso di sfilata dei carri allegorici sul Viale a mare: esperimento che non verrà più ripetuto. Nel 1999 aumentò il numero dei corsi mascherati: ai quattro tradizionali, tutti tenuti di domenica dal 1995, venne aggiunto il quinto per il giorno di Martedì grasso.

In tutto questo, Burlamacco, Ondina e le altre maschere avevano bisogno di una nuova casa: nel 1999 iniziò la costruzione dell’attuale Cittadella del Carnevale, che sarà inaugurata il 15 dicembre 2001, mentre già accoglieva le costruzioni da settembre. La carovana si mosse con in testa il complesso di Re Carnevale di Alfredo Morescalchi, rimodellato da Gionata Francesconi.

Le innovazioni degli anni 2000

Nel 2004 venne stravolta la classica struttura dei carri allegorici con la costruzione La Ballerina di Arnaldo Galli, Gilbert Lebigre e Corinne Roger. In questa edizione, a causa del crollo delle torri-faro nel circuito dopo una forte libecciata, un corso di Carnevale venne rimandato alla seconda domenica di Quaresima.

Nel 2006 la diretta TV sulla Rai viene trasmessa il giorno di Martedì Grasso alle ore 13:00, portando la Fondazione a organizzare un “finto” corso mascherato con i carri raggruppati in piazza Mazzini intorno alle tribune: finita la diretta, le costruzioni vennero spostate e si diede avvio alla sfilata pomeridiana.

Nel 2007, la coppia Lombardi-Vannucci presentò lo scontro tra cristiani e musulmani in chiave carnevalesca, ma sarà invitata a ripiegare sul classico scontro tra Bene e Male, forse per scongiurare eventuali attentati.

Nel 2010 si assiste all’ultima edizione della Lotteria di Carnevale, abbinata anche al Festival di Sanremo e altre manifestazioni. L’anno successivo, per la prima volta nella sua storia, il Carnevale sfilò dopo cena: il Corso di Martedì Grasso, iniziato alle 21:00, seguì un’anteprima pomeridiana gratuita trasmessa in diretta su Rai 3.
Nel 2011 venne proposto il Carnevale estivo a ingresso libero, dove alcune costruzioni sfilarono a senso unico in Passeggiata. Fu un enorme successo, che permise di ripetere l’edizione estiva anche nel 2012 e nel 2013.

A proposito di 2012, fu un anno record di sfilate con ben sette corsi mascherati: inizialmente ne furono programmati sei, ma a causa del maltempo che allontanò il pubblico, ne venne aggiunto un settimo la seconda domenica di Quaresima, in coda a quello programmato per il sabato pomeriggio.
Nello stesso anno viene inaugurato alla Cittadella il Museo di arte contemporanea Carnevalotto.

Nel 2013 il Carnevale compie 140 anni e viene modificato per due volte il calendario dei corsi: prima venne cancellata l’inaugurazione, a seguito del commissariamento del Comune, dell’avvio ritardato dei lavori di costruzione dei carri e del calendario tradizionale troppo basso; poi, a causa delle elezioni politiche anticipate alla data di Carnevale, il corso di chiusura slittò alla terza domenica di Quaresima.
Nello stesso anno, la copia della Ballerina in cartapesta, vincitrice dell’edizione del 2004, sfilò a Montecatini, al Gran Premio di Formula 1 di Singapore e poi a Macao.
Il Carnevale estivo di quell’anno si è tenuto per tre volte.

Note

  1. Quando arriva carnevale? ↩︎
  2. I veglioni ↩︎
  3. 25 febbraio 1873: la storia ↩︎
  4. Il corso di Carnevale del 1905 ↩︎
  5. ↩︎
  6. Il primo manifesto è quello di Guglielmo Lippi ↩︎
  7. I carri vincitori tra il 1901 ed il 1925 ↩︎
  8. Carnevale e censura ↩︎

Bibliografia

  • P. Fornaciari – Viareggio ieri. Avvenimenti, documenti, memorie. Pezzini Editore, Viareggio, 2019.
  • R. Pellegrini – I 120 anni del Carnevale. Pezzini Editore, Viareggio, 1994.
  • A. Grossi; R. Pieraccini – Enciclopedia del Carnevale di Viareggio. Dal 1873 al 2013. Edizioni Cinquemarzo, Viareggio, 2014.

Link utili