La nascita dei Corsi Mascherati a Viareggio (non del Carnevale a Viareggio che si festeggiava anche prima della storica data) è sempre stata avvolta da un’aura di mistero, con narrazioni che miscelavano mito e storia.
Per molti anni la narrazione è risalita ad un articolo apparso su “Viareggio in Maschera 1928”, rivista ufficiale del Carnevale di Viareggio del 1928 e quindi a ben 55 anni dopo la data in oggetto. Ma una ricerca fatta dall’associazione Terre di Viareggio, ha permesso di ricorstruire la vera storia basandosi sulle fonti storiche esistenti. Riportiamo qui la ricerca fatta per conto dell’associazione suddetta da Claudio Lonigro.
di CLAUDIO LONIGRO
Le notizie finora disponibili sull’inizio del Carnevale di Viareggio, inteso come sfilate di maschere, ci riportano al 1873 con una diversità di informazioni sia sulla data del corso sia sui promotori. Francesco Bergamini, sul suo . Le mille e una notizia addebita ad «una brigata di frequentatori del caffè del Regio Casino» la paternità dell’organizzazione, «ad imitazione di quanto viene fatto a Lucca, con un corso di carrozze agghindate con fiori e festoni ed a bordo gente mascherata che fra canti e lazzi lancia confetti alla folla assiepata lungo la via Regia».
Va comunque sottolineato che il Carnevale, in quanto tale, veniva festeggiato a Viareggio così come in gran parte d’Italia, principalmente con balli e veglioni mascherati, sia in locali pubblici che in abitazioni private, su concessione da parte dell’Autorità di pubblica sicurezza della relativa autorizzazione che già a quell’epoca era condizionata dall’accertamento di requisiti, minimi, di sicurezza dei locali indicati dal richiedente, con l’aggiunta di prescrizioni.
Dalla corposa documentazione rinvenuta all’Archivio di Stato di Lucca emergono numerosissime pratiche in tal senso, costituite dalle richieste presentate rigorosamente su carta bollata da 50 centesimi, dai pareri sempre positivi del delegato di Pubblica Sicurezza, dalle relazioni dei Reali Carabinieri o anche dell’ingegnere comunale sulla stabilità statica dell’edificio, il tutto comunque subordinato dal pagamento della relativa tassa che veniva riscossa dall’Ufficio delle imposte di Camaiore. Ed allora come oggi, il Prefetto emanava apposite disposizioni che venivano pubblicate su manifesti poi affissi in tutte le città della provincia.
A titolo d’esempio, il maestro d’ascia Francesco Galli che abitava in via Pinciana n. 52, il 26 gennaio 1873 fa domanda al Delegato di PS di Viareggio «per ottenere un permesso, ricorrendo il Carnevale, per potere dare diverse feste da ballo pubbliche» e cioè a pagamento, calendarizzandole per le domeniche 26 gennaio, 2 e 9 febbraio, sabato 15 febbraio, domenica 16 e giovedì 20, domenica 23, lunedì 24, martedì 25 e domenica 2 marzo. L’autorizzazione viene concessa «visto il certificato del Maestro Muratore Vincenzo Raffaelli constatante la solidità del locale scelto per il pubblico trattenimento» a condizione che venga nominato un «Maestro di sala direttore del trattenimento», che sia affisso in sala il «programma dei pezzi ballabili da suonarsi per ordine dell’orchestra», che non vengano smerciati liquori o «altre bibite spiritose», che «il trattenimento termini non più tardi delle 11 di notte».
Ma la cosa più interessante è stato il ritrovamento di un manifesto datato 8 febbraio 1873 e stampato dalla tipografia Malfatti, nel quale si annuncia che «La Società del Carnevale costituitasi in Viareggio con atto pubblico» promuove una serie di veglioni con intervento di maschere al Regio Teatro Pacini per il 16 e 23 febbraio, annunciando che il successivo «martedì ultimo giorno di baldoria alle ore 3 pom. avrà luogo un Corso con o senza gala e sarà dato un premio alla migliore mascherata, costituito da una immensa quantità di bottiglie di vini più o meno generosi esteri e nazionali sia bianchi, rossi o neri».
Il martedì che segue la domenica 23 febbraio, è il giorno 25, il martedì grasso. Il manifesto è firmato genericamente “La Commissione” senza nessun altro elemento per risalire ai suoi componenti.
Sfogliando ancora il fascicolo, è emersa un’altra domanda, sempre in carta bollata da 50 centesimi, datata 8 febbraio 1873 ed indirizzata al Delegato P.S. di Viareggio dove «a nome della Società del Carnevale» viene richiesta l’autorizzazione per eseguire quattro veglioni nei giorni 16, 23, 25 febbraio e 2 marzo. Solo veglioni, del corso non si fa cenno. La domanda è firmata da Giuseppe Bertuccelli.
Per l’anno seguente, con un’analoga domanda datata 30 gennaio 1874 a firma «Il Segretario della Società del Carnevale» con sigla illeggibile, viene richiesta l’autorizzazione per quattro veglioni al Regio Teatro Pacini per i giorni 8, 12, 15 e 17 febbraio. Come per l’anno precedente, nella domanda non si fa alcun cenno ai corsi forse perché, probabilmente, non dovevano essere soggetti ad autorizzazione e, soprattutto, al pagamento della relativa tassa che, invece, era prevista ed obbligatoria per le manifestazioni in luoghi chiusi.
Quasi a conferma dell’intuizione, subito dopo troviamo un manifesto datato 30 gennaio 1874, dal titolo «Società del carnevale – Regolamento per i corsi», che ci conferma lo svolgimento di ben due corsi carnevaleschi con carrozze previsti «alle ore 2 e mezzo pom. dei giorni 15 e 17 febbraio». Il manifesto si articola in 16 punti nei quali viene principalmente regolamentata la partecipazione dei legni, e cioè delle carrozze rigorosamente a quattro ruote, ed il comportamento che dovevano tenere i cocchieri.
Ma i punti più interessanti sono quelli riportati ai numeri 7 e 8: «Quando i legni saranno entrati nel corso non potranno lasciarlo che alle due estremità della via nella quale ha luogo il corso stesso. 8) L’ingresso nel corso sarà dalla via del Sole». Informazioni preziose che ci forniscono una traccia concreta dell’itinerario del corso: la via del Sole corrispondeva all’attuale via Galvani che, per l’appunto, si immette sulla via Regia, lungo la quale, negli anni successivi, avremo la certezza che lì si svolgevano i primi corsi carnevaleschi.
Da un documento della Prefettura di Lucca, veniamo a conoscenza che la richiesta per quell’anno era stata prodotta da Stanislao Cioni in qualità di «segretario della Società del Carnevale». Questo è quanto risulta dai documenti conservati nel fondo Delegazioni di Pubblica Sicurezza, faldoni n. 67 e 97, conservati presso l’Archivio di Stato di Lucca, documenti che mettono un punto fermo sulle origini del carnevale viareggino o quantomeno su quelli che sono stati i primi corsi mascherati.
Consultando la stampa locale dell’epoca, emerge inoltre che il 30 settembre 1876 si costituì «una nuova società di giovani artisti e negozianti allo scopo di divertirsi nel prossimo Carnevale» col nome di Società Carnevalesca l’Ancora sotto la presidenza di «E. Bocci, cassiere A. Tomei e segretario F. Giorgetti» e che nel dicembre dello stesso anno la «Società del Carnevale La Speranza» (forse un’altra o la solita con nome diverso?) aprì le sottoscrizioni che avrebbero potuto essere presentate al cassiere Edmo Morandi. Entrambe le notizie, sono riportate dal periodico Il Tirreno rispettivamente nelle edizioni del 1 ottobre e 31 dicembre 1876.
In ultimo, una particolarità che ci appare interessante: a scanso di eventuali casi di omonimia, sia Giuseppe Bertuccelli, firmatario della prima richiesta e definito in una notazione del Delegato di PS «ex garibaldino di principi repubblicani», che Emilio Bocci presidente della Società del Carnevale del 1876, in quegli anni ricoprivano ruoli direttivi nella «Società di mutuo soccorso fra operai e marinai di Viareggio» fondata a Viareggio il 27 dicembre 1863, deponendo così a favore di una matrice sicuramente popolare delle origini del nostro carnevale.