Di Riccardo Mazzoni
Il corso mascherato del 1905 è storicamente importante per una serie di motivi…
Intanto è il primo che giunge a sfilare in quello che sarà il suo palcoscenico prestigioso e naturale: i viali a mare. Poi si avvale di un’organizzazione e di un sostegno economico senza precedenti (“i premi sono quali mai si ebbero” scrive in uno stile arcaico ma efficace un cronista dell’epoca sul settimanale “Il Libeccio”), al punto che negli anni Venti questo corso sarà spesso citato, insieme a quello del 1911, come antesignano dei grandi corsi carnevaleschi inaugurati nel 1921. Infine costituisce una testimonianza significativa del ruolo predominante giocato dalla cosìddetta “colonia forestiera” (in realtà una nutrita comunità cosmopolita ormai di stanza permanente in città) nella gestione degli eventi mondani, turistici e culturali a Viareggio durante la Belle Epoque. “Quest’anno il corso è fatto a cura e per conto dei signori del club dei forestieri”, scrive l’articolista citato, rammaricandosi che “le strade, da dove sempre usava passare il corso mascherato, siano state messe nel dimenticatoio”. In realtà il corso passava ancora da via Regia ma trovava il suo clou sui viali a mare e nel viale interno intitolato ad Ugo Foscolo con le villette e le palazzine quasi tutte di proprietà dei ricchi “forestieri”. Una polemica presto stemperata dallo straordinario successo del corso mascherato che si tenne la domenica del 5 marzo 1905. Presidente del comitato organizzatore era Alfredo Rahe; vi faceva parte il celebre Conte Hohenau, instancabile animatore della società viareggina del primo Novecento, nonché parente stretto dell’Imperatore di Germania e uno degli uomini più ricchi del mondo. Sul corso disponiamo di un documento poetico e suggestivo, soprattutto per noi che lo leggiamo con occhi storici e ci permette di godere praticamente “in diretta” l’arrivo della sfilata sui viali a mare: la lunga cronaca dell’evento apparsa a firma di “Aster” sul “Libeccio” del 12 marzo 1905 di cui ripropongo un’ampia sintesi.
Dedico questo articolo, assolutamente sconosciuto alla storiografia carnevalesca viareggina come del resto gran parte della documentazione del primo Novecento rintracciata sui periodici dell’epoca, a tutti i carnevalari (specialmente a quelli un po’ rétro come il sottoscritto) e ai componenti del Libero Comitato Cittadino, dicendo loro che sapremo farne un uso creativo e molto carnevalesco, a tempi brevi.
I preparativi
Già molto prima dell’ora prefissa densa folla di popolo si accalcava in via Regia ed andava man mano facendosi più fitta verso la piazza dell’Olmo, punto di riunione e di partenza di coloro che al corso avrebbero preso parte. I carri e le carrozze che successivamente venivano a concentrarsi in piazza dell’Olmo traevano pur dietro larga folla di popolo tanto da rendere estremamente difficile la circolazione. All’avvicinarsi delle 14 e ½ quasi tutti i carri, le vetture, le biciclette e le mascherate a piedi si trovavano al punto di riunione ed i membri del Comitato dovevano non poco affaticarsi per disporre tutti nell’ordine voluto. Dopo un po’ di attesa, che maggiormente sembrava lunga perché in tutti era viva l’ansia di ammirare le mascherate in posto più largo, fu iniziata la partenza…
Le costruzioni, le vetture, le biciclette, le maschere isolate
Davvero che nel vedere una così lunga sfilata di carri, vetture e carrozzine veniva spontanea la domanda: come in così poco tempo fu potuto allestire un così gran numero di allegorie e di eleganti mascherate? Il colpo d’occhio non poteva essere più bello (…) Aprivano il corteo due battistrada seguiti da una carrozza del Comitato, indi ecco un gentile e piccolo ciclista tutto rivestito di cartoline illustrate e colla bicicletta ugualmente ricoperta di tali cartoline. Ed ecco un altro piccolo pedalatore, dalla faccia rosea e rubiconda, un amore di bimbo che con serietà spinge la sua macchina tutta guarnita di violette mammole e lui pure vestito con abiti dello stesso simpatico colore. Viene di poi la barca automobile susseguita da un carro formato da due biciclette e raffiguranti un monumento glorificante i caduti a Porto Arthur. Seguono ancora tre ciclisti, uno vestito completamente in rosso, l’altro in bianco e l’ultimo in verde, componendo così i colori della nostra bandiera e portando nel corso la nota patriottica. Indi possiamo vedere una bicicletta montata da uno mascherato da rana ed anche quattro altre biciclette rappresentano “La pianella perduta nella neve” ed un’altra una gondola veneziana. Il carro rappresentante il “Trionfo dell’automobilismo” apre il corteo dei grandi veicoli. E ci passano poi davanti il “Trionfo di Giulio Cesare”, la “Cornucopia della felicità”, una allegoria alla “Iniziativa di S.M. il Re per l’Istituto internazione dell’Agricoltura”, quello del “Traforo del Sempione”, e fra di essi si alternano automobili adornate con fiori, una graziosa vetturetta giapponese del Conte de’ Conti, la carrozzina della “Stampa indi…gesta”, gli Orsi ammaestrati, i cantanti e molte atre mascherate a piedi…
Verso i viali a mare
Il corteo lungo e maestoso si avanza per la via Regia, in principio un po’ a stento, fra una siepe umana. Le finestre e i balconi sono gremiti di signore e di signori e man mano ci avviciniamo alla spiaggia il getto dei fiori, di confetti, di coriandoli va aumentando. “Il Trionfo dell’automobile”, colla maestosa automobile innalzantesi fra le nubi attrae l’attenzione di tutti (…) Giulio Cesare impassibile sulla sua biga passa maestoso; i due sposini assisi sul davanti della “Cornucopia della felicità” si fanno ammirare per la loro gentilezza (…) La vetturetta giapponese richiama l’attenzione di tutti e non si sa se ammirare maggiormente la sua eleganza e ricchezza o l’infaticabile Conte de’ Conti che serio ed impassibile trascina la gentile signora che mollemente sta seduta sulla vetturetta stessa…
Il primo arrivo sui viali a mare. Battaglie carnevalesche dai balconi del Grand Hotel (che successivamente verrà chiamato “Regina” in onore di un soggiorno della Regina Margherita di Savoia; progettato da Goffredo Fantini nel 1900, oggi al suo posto vi sono degli appartamenti). Poi si gira subito da via Garibaldi per via Ugo Foscolo.
Bellezze cosmopolite
Le prime scaramucce fra carri e balconi, finestre e mascherate a piedi avvenute in via Regia vanno aumentando di intensità e non appena davanti al Grand Hotel si convertono in una vera battaglia. L’aria è continuamente solcata da mazzolini di fiori, confetti, stelle filanti e coriandoli. I balconi e le finestre del Grand Hotel sono gremiti di signore e signorine che ammirano e ingaggiano una viva battaglia. Notiamo la distinta signora Manzi Fè e famiglia, e la famiglia Bossi colle gentili signorine che sono instancabili ed una viva grandinata cade dalle loro finestre. E si prosegue così svoltando dalla via Garibaldi ed andando a finire nell’ampio viale Ugo Foscolo, passando però prima sotto i balconi della famiglia Consigli e del marchese Antinori affollati di signore e signori. La finestra e i balconi dell’Hotel Italia, parati con tappeti, ospitano una larga rappresentanza della colonia forestiera, che inizia tosto un ben nutrito getto di fiori e confetti ed è pur vivo il getto dalla palazzina del Conte di S. Giorgio. La gentile Miss Rose si diverte un mondo nel susseguente balcone lanciando coriandoli e fiori ed una vera grandine, un finimondo cade dai balconi e dalle finestre del Marchese Avati dove notiamo la signora Magnani e le signorine De Courtanze. Sui balconi del Paris-Soleil notiamo la signora Giovannetti colle gentili signorine ed una miss americana della quale siamo spiacenti di non conoscere il nome che per la sua nera capigliatura non può non richiamare i biondi capelli di miss Rose e far sorgere il confronto fra queste due bellezze che Viar
eggio ospita. Anche dai balconi del Paris-Soleil il getto è vivo e le signore e signorine si dimostrano instancabili…
Il ritorno sui viali a mare
Arriviamo all’Hotel Russie e qui campeggia la Marchesa Calabrini alla quale i bianchi capelli danno maggior risalto alla freschezza del viso e nelle altre finestre e balconi del Russia vediamo la famiglia D’Aulerio, le nipoti di Alessandro Manzoni ed un numero rilevante di forestieri che gareggiano fra di loro nel getto di fiori e d’altro…
L’articolo prosegue con l’intensificarsi dell’elencazione, divertente ma fin troppo capziosa – evidentemente un tributo da pagare alla “colonia forestiera” che di fatto aveva finanziato il corso – di tutti gli ospiti presenti sui balconi dei villini e degli alberghi di Viale Manin fino alla villa del Conte Hohenau che si trovava pressappoco dove oggi c’è la brutta costruzione sede dell’UPIM. Il corso poi s’inoltrava per la prima volta anche sul Viale Margherita. Alle 18 si ebbe la premiazione che vide per le costruzioni i seguenti risultati.
- Primo premio – Lire 400: “Il Trionfo dell’automobile”;
- Secondo premio – Lire 250: “La Cornucopia della felicità”;
- Terzo premio – Lire 150: “Il Trionfo di Giulio Cesare”.
Il primo premio per le vetture non fu assegnato. Tuttavia venne attribuita una bandiera d’onore al menzionato Conte de’ Conti e alla sua vetturetta giapponese. Il primo premio per le biciclette andò al velocipede patriottico “Bianco, rosso e verde”, mentre per le maschere isolate vinsero “Gli orsi ammaestrati”.
P.S. Questo era l’esatto percorso previsto (tratto da un articolo del 5 marzo). Dalla cronaca del 12 marzo sopra riportata ho però l’impressione che ci furono dei cambiamenti all’ultimo momento:
Itinerario del corso – Parte dalla Piazza dell’Olmo, percorre tutta Via Regia e la via Rosolino Pilo entrando dal Grand Hotel nella via Manin che percorre per intero fino a Via Mazzini; quindi volge per la prosecuzione di via Mazzini (verso mare), imbocca il viale Margherita fino in via San Martino e per questa rientra in via Manin che nuovamente percorre tutta fino al Grand Hotel. Giunto a via Rosolino Pilo volge vero mare, percorre il viale Margherita fino a via Garibaldi e percorrendo detta strada fino al viale Ugo Foscolo percorre questo fino alla casa Gemignani; quivi volge a sinistra rientrando nel viale Manin e percorrendo fino a via Mazzini. Quivi giunto riprende le strade sopra indicate…
Non c’è che dire, un gran bel percorso!
Tratto da:
Cronaca di un giorno di carnevale a Viareggio, 102 anni fa.
Di Riccardo Mazzoni