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Guglielmo Lippi Francesconi (1898 – 1944)

Guglielmo Lippi Francesconi (1898 – 1944)

Guglielmo Lippi Francesconi

Nel 1924 Viareggio è diventata una nota località turistica ed è quindi necessario migliorare l’immagine della città e le sue offerte adeguandole al crescente turismo che si proietta verso la modernità.  Si sente l’esigenza di dare un nuovo assetto al litorale occupato da effimere costruzioni in legno sostituendole con solidi edifici in muratura; se ne dà incarico alla commissione formata da nomi illustri che saranno i futuri protagonisti dell’immagine architettonico-urbanistica di Viareggio: Galileo Chini, Ugo Giusti e Alfredo Belluomini.

Sul percorso del molo si costruiscono i due ristoranti “Tito” e “Giulia”. Nascono nuovi giornali: “L’idea popolare” organo del Partito Popolare, “L’indipendente” d’ispirazione fascista, il N° 1 del mensile “La Misericordia”, la rivista “Tirrena” diretta da Krimer (Cristoforo Mercati), il “Bruschino” settimanale fascista. La società marmifera “Nord Carrara” impianta a Viareggio una segheria. Sono ospiti della città il generale Raffaele Cadorna e il principe Cristoforo di Grecia. Per il carnevale del 1924 si comincia ad usare la tecnica della carta a calco che negli anni seguenti andrà a sostituire legno, gesso e ferro, tradizionali materiali usati per le strutture dei carri. Durante il corso mascherato sfila il famoso carro “Il drago o Un sogno dopo l’orgia carnevalesca” di R. Tolomei, accompagnato da un’allegra canzonetta, ricordato anche da Mario Tobino nel suo libro “Sulla spiaggia al di là del molo”. Il Comitato dei festeggiamenti promuove la lotteria del Bue grasso.

Gli amministratori percepiscono che il carnevale ha acquistato una certa notorietà e comincia, di fatto, ad essere conosciuto in Italia attirando una folla sempre più numerosa che, tramite il carnevale, ha modo di conoscere ed apprezzare le bellezze della nostra terra e le potenzialità che essa offre sia in estate che in inverno, tanto che si intravede la possibilità di creare una stazione climatica invernale. Il carnevale può così diventare un veicolo pubblicitario fondamentale per lo sviluppo turistico. Sulla base di queste motivazioni il Consiglio Comunale assegna la somma di £ 20.000 a favore del Comitato festeggiamenti a integrazione dei mezzi occorrenti per la buona riuscita del carnevale. Il 22 agosto 1924 la Giunta Municipale bandisce un concorso per un cartello-reclame per la pubblicizzazione del carnevale del 1925: “Al concorso possono partecipare tutti gli artisti di Viareggio e forestieri. Il manifesto deve essere allegorico e di carattere puramente carnevalesco. Al vincitore del concorso sarà assegnato un premio di £ 300 ed una medaglia d’argento. I partecipanti al concorso dovranno presentare alla segreteria Comunale il proprio bozzetto su carta di cm.25×40 entro il 15 settembre p.v.  I bozzetti dovranno pervenire distinti con un motto, senza alcuna indicazione di nome dell’autore o di provenienza, ed essere accompagnati da una busta con sopra scritto il motto che distingue il bozzetto e contenente il nome e l’indirizzo dell’autore”.

Oltre al concorso la Giunta comunale autorizza il “proposto alla reclame e divertimenti pubblici”, a proiettare all’aperto la pellicola cinematografica del carnevale del 1924 come mezzo pubblicitario e commissiona un “quadro reclame del carnevale da farsi in passeggiata nei mesi estivi” al professor Ruggero Sargentini che, per il suo lavoro allora molto apprezzato ma di cui non si conosce oggi il soggetto, chiede solo il rimborso delle spese sostenute. Per esaminare le opere dei 14 concorrenti al concorso, viene nominata una commissione giudicante, composta dal pittore Giuseppe Viner, il professor Galileo Chini, l’ingegner Alfredo Belluomini, che esaminati i bozzetti ne seleziona tre contrassegnati dai seguenti motti: “Son la perla del Tirreno”, “Avanti rosso – ebbro carnevale del mare”, “Prime battaglie”. La scelta della commissione cade sull’opera con il motto “Avanti rosso – ebbro carnevale del mare”.

La Giunta comunale approvato l’operato della commissione e rivelato il nome, proclama vincitore del concorso Guglielmo Lippi. Il sindaco Leonzi gli comunica la vincita inviandogli due lettere, una a Viareggio in piazza S. Andrea N° 117 e l’altra, otto giorni dopo, a Lucca in via S. Croce N° 13, con le quali lo invita a recarsi presso il suo ufficio per definire la dicitura e i caratteri da apporre sul manifesto che dovrà essere stampato e diffuso, diventando così il primo manifesto-reclame del carnevale di Viareggio da affiggersi nelle città d’Italia, dando a tale immagine un ruolo pubblicitario a carattere nazionale. Il manifesto fu pubblicato anche sulla copertina della rivista “Viareggio in maschera” dello stesso anno, ma ancora non è stato trovato l’originale. Quindi, come già è stato scritto da Paolo Fornaciari nel suo “Nel segno di Burlamacco”, il primo manifesto ufficiale del carnevale di Viareggio del 1925 è quello creato da Guglielmo Lippi e non quello di Lucio Venna vincitore, invece, del secondo concorso del 1926. L’anno successivo Guglielmo Lippi partecipa al secondo concorso per il manifesto del 1926 e il suo bozzetto figura tra i dieci finalisti insieme a: Uberto Bonetti, Luigi Ciani, Lucio Venna (che risulterà vincitore), Antonio D’Arliano, Vincenzo Frediani, Egidio Lenci, Luigi Mazzei, Alfredo Morescalchi, Gino Saldanelli.

Il secondo bozzetto di Lippi rappresenta una leggera figura di Arlecchino danzante, alle sue spalle una pineta stilizzata e, in basso, il mare. L’esile mascherina, delimitata da una linea sottile e spigolosa, ricorda lo stile del primo manifesto. Il figlio Franco ci ha raccontato della passione per l’arte di suo padre che, nei ritagli di tempo, si ritirava nella soffitta della sua casa per disegnare e dipingere. A tutt’oggi si conoscono solo pochi dei suoi lavori tra il 1924 e il 1930; il suo stile grafico-pittorico, che via via si modifica risentendo l’influsso delle correnti artistiche contemporanee, predilige temi e soggetti in genere legati al carnevale di Viareggio, come la locandina del 1925 per il Comitato Permanente Festeggiamenti raffigurante due stilizzate figure mascherate, simili nello stile a quella del primo manifesto. Nel 1927 illustra la copertina dello spartito per la canzone “Bambole Lenci”, versi di Mario Romagnoli e musica di Marcello Cortopassi, nel 1928 quella della canzone “Lido valse”, parole di Cravache (al secolo conte Boni) e musica di Maria Teresa Marchionni.  Usando il linguaggio della caricatura realizza anche vignette in cui satireggia la terapia psichiatrica, dimostrando un acuto spirito autoirononico, forse stimolato anche dal contatto con la realtà carnevalesca viareggina.

Ma di Guglielmo Lippi, figura importante per la storia del nostro carnevale non si è più parlato. Spinti dalla curiosità e per non lasciare nell’oblio il ricordo di questo artista, ci siamo lasciati coinvolgere nell’appassionante ricerca che ci ha portato a ricostruire, almeno in parte, la sua storia. Guglielmo Lippi nasce a Lucca il 18 luglio 1898 figlio di Guglielmo, medico all’ospedale civile di Lucca, che muore poco dopo il matrimonio a soli venticinque anni, contagiato da una malattia infettiva trasmessagli da un paziente. Il dottor Lippi era legato da vecchia amicizia a Giovanni Pascoli che compose l’iscrizione sulla sua tomba, e a Giacomo Puccini che dedicò al piccolo Guglielmo, nato pochi mesi dopo la morte del padre, la ninna nanna “E l’uccellino”. Guglielmo partecipa alla Prima guerra mondiale come tenente dei granatieri e nel 1924 sposa Maria Teresa Ferrari che gli darà tre figli, Pierluigi, Franco e Michel Fausto. Nel 1926 si laurea a pieni voti alla Facoltà di medicina e chirurgia dell’l’Università di Pisa e dopo circa un anno di tirocinio come volontario all’Ospedale di Lucca è promosso assistente presso la Clinica Neuropsichiatria di Pisa sotto la direzione del professor Giovan Battista Pellizzi. In questo periodo gli viene affidata la vicedirezione della Casa di cura per malattie nervose e mentali “Ville di Nozzano”.

Nel 1931 acquisisce il secondo cognome, quello del patrigno Francesco Francesconi, Dopo aver approfondito la sua preparazione e aver pubblicato numerose ricerche di anatomia, istologia e psicopatologia, nel 1933 Guglielmo Lippi Francesconi consegue brillantemente la libera docenza in psichiatria presso la Clinica neuropsichiatria di Roma e nel 1936 subentra all’anziano collega e amico professor Andrea Cristiani, nella direzione dell’Ospedale psichiatrico di Lucca, divenendone due anni dopo il primario. Durante il periodo di lavoro alla Casa di cura di Nozzano ha modo di assistere e curare Lorenzo Viani, ricoveratosi nel 1933 per l’asma da cui era affetto e per un forte esaurimento psichico. Fra i due si crea un forte sodalizio di stima e d’amicizia, tanto che lo stesso Lippi Francesconi presenta, nel 1934, i disegni che Viani aveva fatto sui pazzi del manicomio di Maggiano per il suo libro “Le chiavi nel pozzo” esposti poi in una mostra a Viareggio e Lorenzo Viani, per gratitudine, gli fa il ritratto. Dell’arte di Lorenzo Viani, che definiva “uno spietato biografo e autobiografo”, Lippi Francesconi parlerà nel 1943 in una relazione dal titolo “Pittura d’eccezione o pazzia conclamata”.

Dopo un’iniziale adesione al fascismo, allo scoppio della guerra se ne distacca tanto da essere poi perseguitato dal regime; nonostante sia sorvegliato riesce ad aiutare diverse persone, anche ebrei, e non si piega mai ai frequenti ricatti e intimidazioni da parte di esponenti del fascismo locale. Nel giugno del 1944 si rifugia con la famiglia a Vecoli un paesino delle colline lucchesi. Venuto a sapere che gli danno la caccia, lascia la moglie e il figlio più piccolo Michel Fausto, pensandoli al sicuro a Vecoli, e con i due figli più grandi, Pierluigi e Franco si reca alla Certosa di Farneta vicino a Lucca. Ma il 2 settembre vengono catturati e portati con altri prigionieri a Nocchi di Camaiore, successivamente trasferiti, a piedi, a Massa. Il 10 settembre, dopo l’ennesimo interrogatorio, Guglielmo Lippi Francesconi viene ucciso con due colpi di rivoltella alla nuca in località Forno di Massa, all’età di 46 anni. I figli, deportati al campo di concentramento di Fossoli, riescono a fuggire, salvandosi attraverso i monti. Il figlio Michel Fausto viene ucciso a Vecoli durante una rappresaglia e la madre ferita alle gambe.

Il corpo di Guglielmo Lippi Francesconi è stato rintracciato dai figli solo 17 anni dopo la sua morte, in un piccolo cimitero nei pressi di Forno (MS) ed è stato tumulato in quello di Vecoli con la moglie ed il piccolo Michel Fausto. La nostra ricerca ci ha portato alla identificazione dell’autore del manifesto del 1925 nella persona del professor Guglielmo Lippi Francesconi e siamo felici che dietro la sua firma sia emerso un personaggio di tale levatura professionale e morale, amante dell’arte, che ha dimostrato di avere attaccamento per il nostro carnevale e per la nostra città, ma soprattutto un uomo che non ha accettato compromessi e che ha lottato contro la violenza di un regime oppressivo della libertà, pagando con la vita le sue scelte, “…E costituisce uno degli esempi più luminosi in Europa di opposizione all’uso della psichiatria come strumento di sopraffazione e di violazione della dignità delle persone e dei diritti umani”, confermato unanimemente dalle massime autorità in psichiatria tedesche ed italiane, in chiusura del Congresso “Psichiatria e diritti umani” tenutosi a Lucca nell’anno 2000.

Franco Anichini
Giuliano Olivi

Fonte: ViareggiOK.it