Ammiccante, sensuale, provocatoriamente sexy o addirittura al limite del porno. Anche questo è Carnevale. Un’esaltazione del sesso, ironica e dissacrante. Ora vero e proprio strumento di denuncia. Ora ingrediente indispensabile di una festa popolare seducente, conquistatrice. Ora occasione di trasgressione per sedicenni, almeno una volta all’anno tutte paillettes e piume di struzzo a passeggio lungo il viale.
Tante sfumature diverse per dire una cosa sola: a Carnevale tutto è concesso, anche quando c’è di mezzo il sesso. Una novità? Mica tanto. Curzio Caprili nel 1924 cantava di un giovinastro al gran veglione, al braccio di una bionda «e ci facevi il mesci e il burbiglione mentre palpavi l’anca sua rotonda…». Il linguaggio, oggi, magari è un po’ più esplicito «ma del resto senza sesso, tortelli e vino – racconta il mascheratista Giorgio Bomberini – il Carnevale non si fa». E così nel suo omaggio al vignettista Benito Iacovitti, non si fa sfuggire un paio di riferimenti al kamasutra illustrato dal grande artista, assai meno celebre di Coccobill e Trottalemme. Ma non per questo censurato. Sottintesi, nelle costruzioni viareggine quando si parla di affari di letto, non ce ne sono.
Vuoi per quel “apocalittico” rapporto orale tra un lucertolone e un demone gigante sul carro di Alessandro Avanzini. E per quel non meno esplicito, ma più poetico, abbraccio tra Burlamacco e Ondina pensato da Fabrizio Galli. Per dirla con le parole di un altro cantautore carnevalaro, Gianluca Domenici, sembra quasi che lei, sfiorando il naso di lui, dica «andiamo a fare quattro passi in riva al mare che te lo faccio senti’ io sto’ carnevale». E Burlamacco non sembra intenzionato a rifiutare la proposta.
Il meglio di sé, su questo fronte, lo danno quest’anno le maschere isolate. Anche l’emergenza per l’influenza suina si trasforma nell’a mmiccante porcellina-infermiera pensata da Valentina Galli. «Un modo per riderci su – spiega la mascheratista – tanta emergenza per quella che poi si è rilevata una influenza come tante altre. E allora trasformiamola in qualcosa di frivolo e genuino».
Già, ridiamoci su. Anche quando il protagonista è Silvio Berlusconi, assediato da escort e veline. Il succinto costumino della signorina in braccio al Berlusconi Don Giovanni di Andrea De Angeli non è che la traduzione in cartapesta di mesi di polemiche e trasmissioni tv. «Il sesso e la sensualità non sono cose nuove per il Carnevale – afferma – da noi come a Venezia: anche in quel caso indossare la maschera era un’occasione per essere trasgressivi, non a caso anche il mio Berlusconi ha una maschera dietro la quale nascondersi».
Poco più in là, gambe all’aria, calze a rete, giarrettiere e reggiseni al posto della testa di Berlusconi nella costruzione di Silvia Cirri e Michele Cinquini che rendono sexy, con labbra rosso fuoco e lingue penzoloni anche i fichi intorno al “fico”, cioè il presidente del consiglio. Il leader politico è il beato tra le donne della costruzione di seconda categoria di Enrico Vannucci. Un “pupo” in mezzo a ballerine in perizoma e cappellone texano, segretarie con tacchi a spillo e minigonna e attricette più nude che vestite. «Si parla di sesso – spiega Vannucci – e lo si fa per denunciare. E una forma di critica. La sensualità che, sì, è uno degli ingredienti del Carnevale, qui è uno strumento: il carro deve dirti qualcosa di più di quello che vedi. E’ ammiccante perché ha un significato che va oltre l’apparenza».
Sesso per sesso vale la pena raccontare anche l’altra metà dello spettacolo. Quella di chi non sta sui carri. Chi osa di più tra gonnelline svolazzanti, calza a rete e giarrettiere? Le ragazzine. Una ciurma di quattordicenni e sedicenni per le quali il Carnevale «è l’occasione di vestirsi – racconta Camilla, 16 anni – come non faremmo mai durante il resto dell’anno».
Parola d’ordine: trasgressione. Voglia di provocare, col sorriso e, perché no, con le cosce in vista. «Mi piaceva vestirmi così», spiega Serena, che mette in mostra anche l’ombelico. «Certo se le fanno qualche apprezzamento – replica Marco, il fidanzato che l’a ccompagna – mi arrabbio». Ma sarebbe un errore pensare che la cosa riguardi solo le più giovani. E lo dimostrano la figurante con generoso decoltè che apre la sfilata di fronte al carro di Lebigre e Roger; oppure il papà alla ricerca di compagnia che sul passeggino del figlioletto travestito da topo ha appiccicato un cartello. C’è scritto: «piccolo topino cerca bella topona».
Articolo di Valentina Landucci, IL TIRRENO 8 febbraio 2010